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Venerdì, 18 Ottobre 2013 09:34

IN ITALIA

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In Italia il temporary management si è affermato nel tessuto economico in modo estremamente lento e silenzioso, rimanendo relegato ad una nicchia di servizio paragonabile ad una consulenza atipica ed artigianale.25 Nonostante il suo esordio risalga ormai a circa venticinque anni fa, a differenza di altri Paesi europei, per l’Italia, si parla ancora di un decollo in atto: i numeri del mercato italiano sono ancora lontani da quelli rilevati in altri Paesi europei a cominciare dai tassi di sviluppo. Per capire le ragioni di questo profondo gap quali-quantitativo, può essere utile partire dell’identificazione dei fattori ritardanti se non addirittura repressivi della crescita. Un primo fattore d’ostacolo è rappresentato dalla scarsa conoscenza corretta dello strumento: è necessario convincere le imprese che i temporary manager sono manager di qualità e non “rifiuti” di altre aziende. A riguardo, in Italia non esiste quell’associazionismo che nelle realtà europee di maggior successo (Inghilterra e Olanda in primis) si è dedicato ad un’accurata attività di sensibilizzazione e informazione dei potenziali utilizzatori, al fine di educare ad un corretto utilizzo dello strumento ed offrire garanzie di qualità e professionalità. Un secondo fattore ritardante potrebbero essere le nostre peculiarità culturali/imprenditoriali legate alle piccole dimensioni. La piccola dimensione è sinonimo di un modello di fare impresa dove proprietà e gestione coincidono e si identificano in una o poche persone, dove quindi di fronte ad un qualunque cambiamento del mercato si arriva alla soluzione in autonomia e pertanto un manager esterno verrebbe visto come una figura del tutto estranea e fuori luogo rispetto alle “logiche individuali e/o familiari” di conduzione dell’azienda. A ciò si aggiunge, dal lato dell’offerta, la tendenza dei dirigenti italiani a considerare il temporary management come un ultima opportunità di trovare un lavoro e ciò si ripercuote con un’ offerta inadeguata di temporary manager e quindi con un’alta probabilità che molti Clienti possano restare delusi da esperienze non positive, alimentando ulteriormente perplessità e sfiducia. Dalle indagini risulta che circa il 35 per cento del campione conosce il temporary management e ne ha fatto uso almeno una volta, mentre circa il 65 per cento non ne ha mai fatto uso indipendentemente dalla conoscenza o meno del servizio (grafico).

 

E’ inoltre emerso che le imprese italiane che hanno fatto ricorso al temporary management, lo hanno fatto principalmente in ipotesi di momenti di crisi o di sviluppo/incertezza; e che oltre il 70 per cento degli utilizzatori ha valutato “buone” le prestazioni dei temporary manager in ordine al risultato dei progetti vedi grafici a seguire. Per quanto riguarda invece le cause di mancato utilizzo, emerge sicuramente la scarsa conoscenza del servizio (a conferma di quanto già detto); mentre è contenuta la percentuale di imprese che ha difficoltà a  reperire il manager adatto alle proprie esigenze o la società specializzata con cui entrare in contatto o ancora che ritiene il prezzo del servizio troppo alto, vedi grafico a seguire. 

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